Domande Frequenti sul Picco del Petrolio

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(documento aggiornato 12 Agosto 2011)

 


Il petrolio sta per finire?

    No, c'è ancora una grande quantità di petrolio nelle viscere della Terra. Siamo però molto vicini al "picco di Hubbert", ovvero al massimo storico della capacità di estrazione.



Cos'è il picco di Hubbert?

    Il picco di Hubbert è il momento in cui l'estrazione di petrolio raggiunge il suo valore massimo. Successivamente al picco, il ritmo a cui il petrolio viene estratto inizia a decrescere progressivamente, fino ad arrivare a zero. Complessivamente, la curva di estrazione ha una forma "a campana", i cui dettagli dipendono però da numerosi fattori.



Chi è Hubbert?

    M. K. Hubbert era un geologo statunitense che lavorava nel settore petrolifero. Nel 1956, quando l'estrazione di petrolio degli Stati Uniti era in rapida crescita, sviluppò un modello sulla base del quale predisse che l'estrazione avrebbe raggiunto un massimo nel 1970, e avrebbe poi iniziato a decrescere. All'epoca questa previsione non fu presa sul serio, tuttavia la quantità di petrolio estratta giornalmente raggiunse effettivamente un massimo nel 1971. Questa previsione così accurata è stata probabilmente dovuta alle condizioni di libero mercato quasi perfette presenti negli USA, non riscontrabili in altre situazioni, tuttavia ciò che conta è il principio di base, cioè il fatto che il ritmo di estrazione di una data risorsa non rinnovabile non può aumentare all'infinito.



Perché deve esistere il picco di Hubbert?

    Perché il petrolio esiste in quantità limitata. Quindi, così come c'è stato un momento del passato in cui la sua estrazione era nulla, ci sarà un momento nel futuro in cui sarà di nuovo nulla, quando non ne sarà più rimasto da estrarre. Di conseguenza, deve esistere un momento in cui essa è massima. A seconda dell'evoluzione delle condizioni di mercato questo massimo potrà essere più o meno esteso nel tempo, o anche articolarsi in picchi successivi, ma è inevitabile che da un certo punto in poi il ritmo di estrazione inizi a decrescere in maniera irreversibile. E' quanto, ad esempio, sta accadendo con la produzione di petrolio nel Mare del Nord, che ha raggiunto il picco nell'anno 2000.



Ma il petrolio non si riforma continuamente negli strati profondi della Terra?

    No. Anche se un piccolo gruppo di scienziati continua a pensare che il petrolio sia stato generato durante i primi istanti di formazione del nostro pianeta, la stragrande maggioranza della comunità scientifica ritiene che il petrolio e tutti i cosiddetti combustibili fossili, come il carbone, il metano, ecc., siano stati originati dalla trasformazione di grandi quantità di materiale vivente sedimentato e decomposto nella profondità della Terra.


Come si determina il momento del picco?

    Esistono modelli più o meno complessi. Una regola semplice e approssimata, che sembra funzionare piuttosto bene, è che, per una data regione geografica, il picco si verifica quando è stata estratta metà di tutta la risorsa disponibile. Tuttavia, è difficile stimare con esattezza le risorse, per cui esiste una notevole incertezza nelle stime del picco.



Quanto petrolio è stato estratto finora, e quanto ne rimane da estrarre?

    Le stime sulle risorse petrolifere sono incerte, ma si ritiene che la quantità totale di petrolio che esisteva sulla terra prima che cominciassimo a estrarlo ammontasse a circa duemila miliardi di barili. Di questi, fino ad oggi ne abbiamo estratti circa mille, ovvero circa la metà.



Quando avverrà il picco?

    Ci sono molteplici stime sulla data del picco. In generale, la maggior parte sono centrate sui primi due decenni del ventunesimo secolo; con alcuni, più ottimisti, che vedono il picco verso il 2030 o anche oltre. E' molto difficile prevedere una data, perché il sistema di estrazione cerca di compensare l'esaurimento impiegando sempre più risorse nell'estrazione. Quello che possiamo dire con certezza è che la fase storica di continuo aumento della produzione petrolifera che perdura da circa un secolo e mezzo, si è interrotta nel 2004. Da quella data, abbiamo visto una stasi produttiva che perdura ancora oggi.  E' possibile che vedremo a breve una riduzione nella quantità estratta entro tempi abbastanza brevi. Se questo si verificherà, saranno confermate le interpretazioni di ASPO che vedevano il picco situarsi fra il 2005-2010. In ogni caso, la data precisa del picco non ha molta importanza; quello che sta già accadendo è che l'esaurimento progressivo sta già causando aumenti dei prezzi che mettono in difficoltà l'economia. .



Come fate a essere sicuri che, con gli sviluppi della tecnologia, non si trovino nuovi grandi giacimenti, aumentando la quantità di petrolio ancora da estrarre e posticipando la data del picco?

    La certezza non esiste. Tuttavia, è risaputo che le scoperte di nuovi giacimenti sono in calo dagli anni '60. In effetti, dal 1985 circa la quantità di petrolio consumato ogni anno è superiore a quella di nuovo petrolio scoperto, e il divario tra le due si allarga sempre più.



Però attualmente si riesce ad estrarre solo una parte del petrolio presente nei giacimenti. Certamente i miglioramenti tecnologici renderanno possibile in futuro sfruttare le riserve esistenti in modo più completo.

    E' possibile, ma i costi sono sempre più alti e questo pone un limite fisico alla frazione del petrolio presente in un giacimento che può essere estratta, dato dalla quantità di energia necessaria per estrarlo. All'inizio dello sfruttamento di un giacimento questa è bassa, perché il petrolio fuoriesce grazie alla propria pressione (come nel film con James Dean "Il gigante"), tuttavia man mano che si procede con lo sfruttamento occorre sempre più energia per "spingerlo" fuori dal terreno. Si raggiunge un punto in cui l'energia necessaria per estrarre un barile di petrolio è pari a quella contenuta nel medesimo barile. A quel punto non ha più senso procedere con l'estrazione, perché si consumerebbe più di energia di quella ottenuta.



Cosa avverrà dopo il picco?

    Il dopo-picco non è altro che una continuazione delle tendenze già in atto. Ci aspettiamo prezzi altalenanti e economia in crisi. Entrambe le cose si stanno verificando in questo periodo; un altro elemento che sembra indicare che siamo nelle vicinanze del  picco, oppure che lo abbiamo già passato.



Di quanto aumenterà il prezzo del petrolio?

    E' molto difficile predire i valori futuri del prezzo. Uno dei fattori è che per moltissimi utilizzi il petrolio è una risorsa insostituibile, per cui la gente tende a comprarlo anche se costa molto (gli economisti parlano di domanda molto "anelastica", ovvero un grande aumento del prezzo causa una piccola diminuzione della domanda). Poiché l'aumento del prezzo ha la funzione di riequilibrare domanda e offerta, è prevedibile che gli aumenti saranno consistenti. Tuttavia, c'è un limite ai prezzi che gli operatori economici possono permettersi di pagare. Se il prezzo aumenta troppo, l'economia entra in recessione e la domanda diminuisce. E' quello che stiamo vedendo oggi. Per questa ragione, non ci aspettiamo prezzi molto alti, se non per periodi molto brevi.



Quali saranno le conseguenze dell'aumento del prezzo del petrolio dovuto al raggiungimento del picco di Hubbert?

    Lo sviluppo economico dell'intera umanità è oggi prevalentemente basato sulla disponibilità di petrolio a basso costo. Il petrolio entra direttamente o indirettamente in tutti i settori dell'economia. Solo per fare un esempio, l'agricoltura moderna è pesantemente dipendente dal petrolio, sia come combustibile per i macchinari agricoli che per la produzione di fertilizzanti e pesticidi. Se non si inizia da subito a prendere provvedimenti per ridurre la nostra dipendenza dal petrolio, è facile predire che le conseguenze del picco saranno recessione, impoverimento della società, guerre per le risorse, conflitti globali.



Dunque sarà una catastrofe?

    Non necessariamente. Lo smodato uso di petrolio delle società industrializzate ha molte conseguenze negative, primo fra tutti il fenomeno del riscaldamento globale, causato dall'immissione in atmosfera di anidride carbonica (CO2) generata nella combustione degli idrocarburi. Se opportunamente governata, la graduale decrescita dell'offerta petrolifera potrebbe risultare benefica, stimolando la transizione all'uso di energie rinnovabili come il solare e l'eolico e l'adozione di processi produttivi più efficienti in termini di consumo di risorse. E' però importante non farsi cogliere impreparati.



Cosa posso fare per tutelarmi?

    Il nostro consiglio è di valutare attentamente la dipendenza dal petrolio nella vita quotidiana. Mentre per alcune cose c'è poco da fare (ad esempio per il fatto che la produzione agricola è fortemente dipendente dall'uso del petrolio), nel settore più critico, quello dei trasporti, ciascuno di noi può iniziare a prepararsi, cercando di organizzare la propria vita in modo da essere sempre meno dipendente dall'uso dell'auto privata. Più in generale, può essere opportuno abituarsi da subito ad uno stile di vita più sobrio, anche in considerazione del fatto che ogni prodotto consumato costituisce oggi un contributo al raggiungimento del picco di Hubbert. In ogni caso, poiché non è né pensabile né auspicabile un ritorno ad un passato pre-industriale, è essenziale, come sta cercando di fare ASPO-Italia, diffondere la consapevolezza del fatto che l'era dell'abbondanza di petrolio a basso costo sta volgendo al termine, e chiedere ai decisori politici a tutti i livelli di interessarsi al problema, predisponendo politiche di transizione all'uso di altre sorgenti di energia e stimolando al massimo la ricerca scientifica in campo energetico.